Rita Fatiguso
PECHINO. Dal nostro corrispondente
Non s’era mai visto, un simile contrattacco. Si surriscaldano le relazioni tra Cina e multinazionali straniere e il terreno di scontro diventa, adesso, il prezzo dei prodotti farmaceutici realizzati in loco, ín jointventure con gruppi non cinesi.
Dalla chimica, ai farmaci, la concorrenza sleale è solo un ricordo, non c’è più solo l’antidumping sulla toluidina importata dall’Europa colpita da dazi pesanti, fino al 36.9 per cento, l’ultima mossa di Pechino per rintuzzare l’attacco sui pannelli solari, appena sbarcata sul sito del Ministero del commercio estero cinese.
La notizia vera di ieri è un’altra: nell’indagine sui prezzi diffusa dall’Agenzia governativa cinese che si occupa della pianificazione economica, le case farmaceutiche sono accusate di avere applicato prezzi troppo alti ai prodotti in commercio e la commissione governativa, che tra gli altri ha anche il compito di regolare i prezzi in Cina, manderà team di ispettori a controllare i prezzi all’ingrosso e i costi di produzione dei prodotti sotto inchiesta.
La realtà dura è che questi sessanta gruppi farmaceutici cinesi, tra cui molti in joint-venture con gruppi stranieri, saranno indagati dalla Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme.
Tra i gruppi stranieri nel mirino delle indagini ci sono la joint-venture sino-britannica di GlaxoSmithKline e la tedesca Boheringer-Ingelheim. Tra i gruppi cinesi, invece, ci sono nomi di spicco del mercato dei farmaci come Sinopharm e Jiangsu Hengrui Medicine.
Per Glaxo si profila anche una questione diversa, legata a indagini interne su presunti epísodí dí corruzione. Un problema in più da sbrogliare. [vedi: https://www.fedaiisf.it/Start/HDefault.aspx?Newsid=8063 ]